CalcioSociale

 Il “CalcioSociale” è un progetto socio-educativo del Centro di Accoglienza di Empoli gestito dalla Cooperativa Sociale Il Piccolo Principe, nato con l’idea di ritrovare la vera dimensione del calcio, creando un contesto in cui tutti abbiano l’opportunità di giocare, senza distinzioni d’età, di genere, integrando anche quelle persone che presentino disabilità fisiche o psichiche.

Obiettivo

L’obiettivo è creare un modello di società più giusto e coeso trasformando i campi di calcio in palestre di vita. Il contesto del gioco facilita il superamento delle barriere relazionali che a volte impediscono l’incontro tra persone che si percepiscono come diverse, generando una naturale aggregazione;

I principi e i valori si esprimono attraverso il gioco del calcio inteso come metafora della vita, creando così le basi per promuovere i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, la corretta crescita della persona e un sano rapporto con la società.

Il calcio sociale infatti esprime la sua peculiarità attraverso il cambiamento delle regole del calcio tradizionale: l’assenza dell’arbitro e quindi l’affidarsi alla coscienza dei giocatori tramite il meccanismo “dell’ammissione di responsabilità” e altre speciali regole che sono elencate di seguito.

La storia

L’idea di questo progetto nasce nel 2005, a Corviale , quartiere nella periferia di Roma; nel tempo è stato promosso anche a Scampia, a Genova, a Montevarchi, a Cagliari, a Carsoli (Abruzzo) e nel 2014 è nato ad Empoli nella frazione di Avane, all’interno del progetto Centro Giovani Avane. Tutti insieme formano la Rete del CalcioSociale Italiana.

Nel Gennaio 2014, infine, è stato poi inaugurato il primo Campionato di Calcio Sociale a Empoli, ad oggi i giocatori coinvolti sono 50 che con costanza seguono le attività educative tutte le settimane.

Le regole del calcio sociale sono molto semplici: ci sono un educatore e un capitano per ogni squadra che gestiscono la parte emotiva/relazionale e per ultima la tattica. Inoltre ogni giocatore non può segnare più di tre gol a partita, e tutti hanno come scopo primario quello di far segnare chi non lo fa abitualmente. Il rigore viene battuto dal giocatore meno prestante.

Possono essere coinvolti nelle attività maschi e femmine dagli 11 ai 70 anni, focalizzandosi sulla fascia preadolescente e adolescente più in difficolta relazionale e con disagio, e sui ragazzi che hanno delle lievi disabilità, il tutto mirato alla connessione di persone che normalmente non entrerebbero in contatto, costruendo insieme un modello nuovo di inclusione e di solidarietà reciproca.

L’ultima, fondamentale regola è che tutti devono giocare e rispettarsi: se ci sono più di otto giocatori si stabiliscono dei cambi a rotazione ogni cinque minuti e se un giocatore sbaglia deve essere rincuorato e non insultato.